semdelirium

cronache di un paese impossibile, e altre cose apparentemente inutili.

venerdì, luglio 28, 2006

Like a Rolling Stone























Col clima estivo gli abitanti di SEM diventano pietre.


Pesanti, immobili, spenti... tutto si fa difficile, il lavoro diventa impraticabile, sia per l'operaio del calzaturificio, sia per il ragioniere in ufficio;

tutti si sentono come pietre;

svogliati, stanchi, momentaneamente allucinati e debolmente rinfrancati dall'idea delle prossime, stringate, ferie d'agosto.

si recano al lavoro, a fare la spesa, come pietre rotolano in strada, rotolano a casa, come pietre pesanti si siedono a tavola... il bicchiere d'acqua prende un valore mistico, il piatto di pasta che hanno davanti ha perso molto di quel fascino che aveva a primavera.

Perdono l'interesse di fare, in genere.

Ma sentono solo un forte, costante, assillante richiamo: il mare.

il mare li chiama.
Come le sirene tormentavano Ulisse, il mare li attrae col suo canto acquatico... venite pietre, rotolate fino alla sabbia, fino alla riva, immergetevi nelle mie acque, traetene sollievo, rilassatevi, venite...rotolate.

Così, come pietre rotolanti, da SEM, partono per raggiungere le tanto desiderate spiagge, un rituale antico ma sopra tutto sacro, col caldo che fa.

E si fermano lì, in spiaggia, in acqua.

Poi tornano a vivere.

Di lì a sera, fra gli chalet, sarà dura battaglia per far rotolare il maggior numero di pietre possibile, al passo di una tormentosa danza pseudo-latino americana sparata a tutto volume da un dj inventato.

Così la notte diffonde un'altra febbre, diversa da quella afosa del giorno torrido.

Le pietre tornano a rotolare tra il passeggio e le piste da ballo improvvisate, in un vortice sincopato e frenetico rotolano, mischiate fra altre pietre, anch'esse rotolate fino alla costa dai paesi circostanti, tutti con uno scopo ben preciso: rotolare ancora, finché arriva l'ora di tornare a casa.

Ed io li guardo, li osservo, li sfioro.
Sui miei pattini li sorpasso, sulla strada, su quel tratto di costa, io mi muovo, più veloce, ma come loro,
ancora,
ascoltando Bob,

like a rollig stone.


In 2004, Rolling Stone magazine declared "Like a Rolling Stone" the greatest song of all time, based on its poll of 172 music industry figures. When asked about the citation in his 2004 60 Minutes interview with Ed Bradley, Dylan himself seemed to find the matter bemusing, saying he never paid attention to such polls as they changed from week to week:

Bradley: "But it is a great honor, isn't it?"
Dylan: "This week it is."

martedì, luglio 18, 2006

La ragazza che sorride sempre









E' quasi mezzanotte quando ci fermiamo a prendere un gelato sul lungomare che abbiamo limato accuratamente con i nostri pattini in linea per due ore di fila.

Fra gli sguardi interdetti delle persone che già leccano e ingoiano accostamenti di gusti discutibili, ci facciamo strada fra i tavolini e ci sediamo per ordinare la nostra dose di dolcezza.

Prontamente arriva lei, la ragazza che prende le ordinazioni. ci saluta e ci sorride. Ci sorride mentre prende le ordinazioni. sorride quando entrano nuovi clienti ed altri se ne vanno via, anch'essi sorridendo.

Lo avevo già notato l'ultima volta che c'ero venuto, ma stasera ci ho riflettuto: la ragazza che prende le ordinazioni sorride sempre.

Plausibile che sorrida quando ha a che fare col cliente, ci mancherebbe che lo guardasse in cagnesco. Un'aria scazzata o distratta non gioverebbe al karma del suo lavoro, e lei dà proprio l'impressione di volerlo fare bene.

Percepisci subito che non è un sorriso di circostanza;
Sorride, sempre. Mentre riordina le sedie per i prossimi clienti, lei, sorride.

Sorride ed è un sorriso gradevole da guardare, ti mette tranquillità. Dietro la montatura nera degli occhiali però c'è uno sguardo forte, neri e vivi occhi accesi.

Non puoi fare a meno di pensarlo: questa ragazza è felice.

Inutile chiedersi come mai, non avrebbe nemmeno importanza, e non credo nemmeno che sia per un motivo in particolare.

E' felice, e la cosa strana è che lo dimostra così, a tutti, me compreso, che magari puzzo anche di sudore ed ho la barba di due giorni.

Bello vedere qualcuno essere felice, bello che ti faccia sentire meglio quando lo intuisci.

Torniamo a casa in auto, i pattini nel portabagagli, SEM alle porte, già mezzo addormentato.

Felici e contenti, finchè dura.

giovedì, luglio 13, 2006

La Contea degli Angeli
















Uno degli aspetti che mi fanno impazzire di più di SEM
è la sua disposizione geopolitica.


C'è una volontà persistente nella mentalità dei cittadini di SEM che si traduce in una parola emblematica: Differenziarsi.

Il paese, nel suo centro storico è già diviso in quattro "contrade", cioè in quartieri, che fin dal medioevo si sono sempre allegramente sputati in faccia. (questo è un argomento sul quale tornerò prossimamente, lo prometto).

Poi c'è la cosiddetta "periferia", divisa in altrettante, io le chiamo così, "contee".

Queste "contee" sono spesso più grandi dello stesso centro storico, si respira un'aria più rilassata, la campagna è lì, appena fuori la soglia di casa: attraversi la strada e ti fai una corsa fra i girasoli.

Ebbene, io vivo in una di queste bucoliche contee da quando avevo cinque anni, prende il nome dalla via principale che la attraversa: Via Angeli.

Non finisce qui. Se poi ci si mette anche il dislivello geografico è la fine. Appena finita via Angeli inizia la Contea di Pisciara che aiutata dalla costante andatura in discesa è stata opportunamente suddivisa in Pisciara Alta e Pisciara Bassa... non è fantastico?
Ancora oggi mi ci viene da ridere ma vi giuro che è tutto vero.
E si Incazzano pure se per caso prendi uno di Pisciara Alta per uno di Pisciara Bassa.
Il bello è che in linea d'aria si risolve tutto in uno sporco mezzo kilometro.

Ma tutto questo "differenziarsi" a cosa serve? Perchè essendo comunque tutti dello stesso paese, i cittadini di SEM si sentono così diversi fra di loro? E sporatutto perchè vogliono mantenere queste diversità?

Finchè vivi nella tua Contea o nella tua Contrada, finchè mamma ti richiama a casa per l'ora di cena mentre fai lavorare di brutto la fantasia per inventarti una scusa che ti salvi da un paio di sacrosanti ceffoni che partiranno sicuri alla vista del tuo stato indecente dopo un pomeriggio passato a scorazzare con i tuoi amichetti di avventura, credi che la tua vita sia tutta lì.

E poi si cresce.

Il periodo adolescenziale sancisce, per i giovani abitanti delle contee, un vero e proprio battesimo del fuoco il cui rito si traduce nel passeggio sul viale principale del paese, appena fuori le mura storiche.

Il viale sta alla piazza centrale come il purgatorio sta al paradiso.

Il buon vecchio Dante aveva visto giusto: a SEM è un pò come vivere nella Divina Commedia solo che qui puoi decidere di passare da una dimensione all'altra con la disinvoltura di un Caronte coi ray-ban in cabriolet.
Soprattutto per un giovane come mio fratello che ha 15 anni, rimanere 24 ore su 24 nella Contea degli Angeli, significherebbe abbandonarsi alle fiamme dell'inferno.

Il passaggio a quella dimensione, che tanto bene si descrive nel film di Donnie Darko, a SEM si può notare soprattutto in questo periodo: scuole chiuse, l'estate detta legge sugli ormoni scatenati dei ragazzi.

Ebbene, non sono ancora arrivato ad una veneranda età in cui mi posso permettere di svelare il segreto della vita, ma credo sempre più che l'accanita attenzione degli abitanti di SEM nel Differenziarsi sia legata al doppio filo con le fasi dell'esistenza stessa del singolo individuo.

Queste fasi, si rispecchiano nella suddivisione del paese. Il Centro simboleggia la maturità, la famiglia: qui vi troviamo gli sposini col passeggino, gli anzianotti al bar e le due istituzioni per eccellenza, il Comune e la Chiesa principale;
appena fuori le mura storiche c'è l'adolescenza, il Viale è la scena dei giovani e inesperti istrioni, delle ragazzine che fanno a gara per chi se la tira di più.
Ancora più in là ci sono le Contee, dove gli innocenti bambini giocano a nascondino, si danno pallonate in faccia, imparano a ripetere i turpiloqui che ascoltano dai padri.

Vuol dire che se abiti in una Contea sei paragonabile ad un bambino immaturo e se abiti in Centro sei considerato un signore rispettabile?


A voi la risposta.

mercoledì, luglio 12, 2006

The Barber Shop















Sono figlio di un barbiere.

A molti già questo potrebbe dire tutto, e spiegare il perchè della nascita di questo blog.

In più di trenta anni di onorata carriera del mio Vecchio, ho visto passare, per le sue forbici ed i suoi shampi, un sacco di gente diversa.

Ricchi imprenditori calzaturieri, elettricisti, avvocati, semplici operai, manovali, meccanici, dottori, architetti... tutti uguali al cospetto dei pennelli e dei rasoi di mio padre. Tutti profumati, pettinati e rimessi a lustro, pronti a tornare a casa vittoriosi dalle proprie mogli, altri, decisi a lanciarsi nella bolgia delle discoteche per fare il maggior numero di vittime femmine possibili.

Ma la barberia non è un semplice luogo dove andare a tagliarsi i capelli e a farsi fare una rasatura perfetta.

Tutti lo sanno: il Barbiere è il moderatore per eccellenza di tutte le invidie, le dicerie, le maldicenze e i pettegolezzi che si possono sparare a zero su tutto e su tutti.
Se entri a farti i capelli su una Barberia, varchi una dimensione parallela alla tua vita normale, sei accolto in una zona franca, una Svizzera Freudiana, dove i clienti si sfogano, dove fanno comunella come le comari siciliane e sfornano commenti che farebbero rabbrividire anche l'editorialista di Novella 3000.

Da bambino detestavo tutta quella ipocrisia, me ne stavo insofferente sulle sedie d'aspetto, ascoltando tanti di quegli aneddoti da latin lover avvelenati da farmi venire il volta stomaco.

Ma oggi a tanto tempo di distanza mi rendo conto che tutto questo è bene.
La barberia di mio padre ha avuto ed ha tutt'oggi una funzione di collante sociale unica, meglio dei bar, meglio dei circoli dopolavoro, meglio di una associazione culturale imprenditori anzianotti in pensione.

Nella Barberia ci capitano tutti, senza distinzioni di classe, di ceto, o di estrazione culturale.
Tutti sono disposti a scambiare due chiacchiere col vicino di poltrona, in attesa del proprio turno davanti allo specchio del barbiere.

E così si scopre che i cittadini di SEM sono sì dei grandi chiacchieroni, degli inguaribili vanitosi al limite della demenzialità spesso incapaci di capire quando è il momento di chiudere la bocca, ma hanno ancora la genuinità tipica dei paesani veraci.

E questo è bene.
Anche se mio padre si è fermato alle scuole medie, anche se la maggior parte dei miei concittadini sono legati alla calzatura e forse le medie nemmeno le hanno mai fatte, anche se in generale il 90% di questa generazione crede che ci sia solo il lavoro, la casa, il bar, e poi ancora il lavoro, e sostengono sia un delitto comprare un libro giusto per il gusto di leggerselo, anche se tutto ciò è vero, un sincero grazie a tutti loro per quello che è oggi SEM, nel bene e nel male, bisogna dirglielo.

Io oggi sono qui a scrivere grazie a quell'ignoranza di cui tutti noi ogni giorno ci lamentiamo.
Sì è vero, certe teste non cambieranno mai, da noi si dice che una quercia non farà mai un melarancio...ed è giusto così.

Ma non è altrettanto assurdo cadere nell'errore di credere che siamo venuti al mondo col diritto di goderci una vita già straordinaria ma inevitabilmente precotta?










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martedì, luglio 11, 2006

incipit

Stamattina un mio amico e concittadino ha dato la sua personale definizione di sem :"è un paese fatto sostanzialmente di persone che sono cresciute nel settore della calzatura che ha contribuito alla regressione comportamentale che è la colonna portante della pomposa ignoranza che qui impera."

La verità? è un pensiero che, alla maggior parte di noi che abitiamo qui, viene in mente regolarmente.

benvenuti a semdelirium, è aperto 24 ore su 24, siete tutti invitati a dire la vostra.


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